Eringio alpino – Foto di Alessio Giordano
La Rete Natura 2000 rappresenta il più grande sistema coordinato di aree protette al mondo. È il cuore della strategia europea per la conservazione della biodiversità, fondata su un principio semplice ma ambizioso: tutelare habitat e specie di interesse comunitario garantendone la sopravvivenza a lungo termine.
Ogni sito della rete contribuisce a questo obiettivo collettivo. Per questo, ogni nuova scoperta sul campo assume un significato che va oltre il dato scientifico: è un tassello che può modificare la percezione del valore di un territorio e riorientare le strategie di gestione.
È quanto accaduto recentemente all’interno della Zona Speciale di Conservazione (ZSC) Gran Sasso, dove è stata accertata la presenza di Eryngium alpinum, una rara specie floristica inclusa nell’Allegato II della Direttiva Habitat. Il sito è gestito dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, che ha documentato ufficialmente il ritrovamento.
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Questa rilevazione impone un aggiornamento del Formulario Standard del sito interessato e ci offre l’occasione per chiarire in che modo avviene questa procedura.
Il Formulario Standard è la scheda descrittiva ufficiale di ogni sito Natura 2000. Contiene le informazioni strutturate relative a:
Costituisce la fonte di riferimento istituzionale per la Rete Natura 2000, sia a livello nazionale che europeo, e rappresenta la base tecnica per il monitoraggio, la pianificazione e la valutazione delle politiche di conservazione.
È a partire dai dati contenuti in questo formulario che si definiscono gli obiettivi di conservazione, le priorità gestionali e, nei casi previsti, gli interventi compensativi o correttivi.
L’inserimento di una nuova specie nel formulario, come nel caso di Eryngium alpinum, è possibile solo a seguito di un accertamento scientifico della sua presenza.
In qualità di Ente gestore, il Parco deve compilare un modulo ministeriale, indicando:
Il modulo viene trasmesso alla Regione Abruzzo, che lo inoltra al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. A fine anno, il Ministero invia i dati aggiornati alla Commissione Europea, che li include nella banca dati Natura 2000.
Il nuovo database italiano viene pubblicato annualmente sul sito ufficiale:
https://download.mase.gov.it/Natura2000/Trasmissione%20CE_dicembre2024/
Una volta inserita la specie nel formulario, occorre definire:
Questa fase è più articolata e richiede una formalizzazione da un organo politico-amministrativo: per i Siti Natura 2000 ricadenti nei Parchi è competenza del Consiglio Direttivo dell’Ente, mentre per gli altri Siti è la Giunta Regionale a deliberare.
Questo aggiornamento dimostra l’efficacia di un approccio dinamico alla conservazione: le conoscenze maturate sul campo, grazie all’attività di botanici e zoologi, vengono trasformate in strumenti formali e azioni concrete.
La scoperta di Eryngium alpinum in un sito dove non era precedentemente segnalata arricchisce il patrimonio floristico locale e aumenta il valore comunitario del sito stesso.
La Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) è lo strumento previsto dall’articolo 6 della Direttiva Habitat per verificare se un piano, progetto o intervento possa avere incidenze significative su un sito della Rete Natura 2000. È obbligatoria per qualunque attività che possa interferire, direttamente o indirettamente, con gli obiettivi di conservazione del sito.
Nel contesto della VIncA, la presenza di una specie è da considerarsi rilevante già al momento della scoperta, non solo dopo l’aggiornamento del database ministeriale.
Pertanto, per qualunque piano, programma o intervento che coinvolga l’area in cui la specie è stata rinvenuta, è già oggi necessario valutare l’incidenza potenziale, nel rispetto del principio di precauzione.
Un aspetto spesso sottovalutato nella compilazione del Formulario Standard riguarda il campo Population, che indica il grado di significatività della popolazione di una determinata specie all’interno del sito.
Nel caso di Eryngium alpinum, spetterà al Parco, seguendo le linee guida ministeriali, valutare se la popolazione osservata sia da considerarsi significativa. Le stesse linee guida precisano che:
“Se una specie viene osservata raramente, ad esempio se si tratta di una presenza accidentale, va registrata come «D», in quanto la popolazione non è significativa.”
Le linee guida per la compilazione delle norme di specie e habitat chiariscono che le specie con Popolazione “D” non devono essere trattate
“gli obiettivi devono essere individuati per tutti gli habitat e le specie significativamente presenti nel sito, come indicati ne Formulario Standard (valori di rappresentatività per gli habitat e di popolazione per le specie diversi da D)”.
Di conseguenza, per una specie con Popolazione D, non devono essere compilati i campi su isolamento, grado di conservazione, pressioni, obiettivi e misure.
Tuttavia, le linee guida relative alla VIncA offrono un orientamento parzialmente diverso, introducendo una lettura più cautelativa e basata sul principio di precauzione. Viene infatti affermato che:
“Sebbene valutati come ‘non significativi’ nello SDF, gli effetti di un progetto su habitat e specie classificati come D devono essere analizzati nell’ottica del loro contributo all’integrità del sito Natura 2000 […] sulla base del principio di precauzione anche habitat e specie classificati come D possono essere individuati come obiettivi di conservazione”.
Ci troviamo quindi davanti a un dilemma operativo: attribuire un valore A (superiore al 15% della popolazione nazionale), B (compresa tra il 2% e il 15% della popolazione nazionale) o C (inferiore al 2%, ma presente regolarmente), trattando la specie come significativa in base al rapporto tra la popolazione locale e quella nazionale, oppure optare per la classificazione “D”, limitandosi a un’attenzione indiretta? Nel caso specifico di Eryngium alpinum la scelta è tra C e D.
Negli anni, gli Enti gestori non hanno adottato un criterio uniforme. Alcuni hanno classificato come “D” molte presenze floristiche e faunistiche, rinunciando a elaborare obiettivi e misure. Altri hanno attribuito la classe “C” anche in presenza di popolazioni esigue, trovandosi poi nella necessità di trattare habitat in condizioni non ottimali.
Personalmente, in casi come questo, ritengo preferibile assegnare il valore “D”, riconoscendo il carattere occasionale o puntiforme della popolazione, ma prevedendo comunque azioni gestionali volte al miglioramento dell’habitat di specie, come prima forma concreta di tutela e valorizzazione ecologica.
Vi lascio con una domanda aperta: tutelereste maggiormente una popolazione rarissima ma “non significativa”, oppure una popolazione numerosa e diffusa?
1 Comment
Questo è il problema che sorge quando si vuole “ingabbiare” la natura a semplici lettere o numeri. La conservazione parte proprio sulle peculiarità ambientali di un sito e sulle specie che rivestono un carattere importante non solo per l’esistenza di determinati habitat o specie, ma anche sulla rarità che rivestono. Per me va creato un obiettivo specifico che possa conservarla e magari migliorare la sua presenza. Sono d’accordo sulla D, ma con misure di conservazione specifiche.