Nei mesi di marzo e aprile 2025 abbiamo avuto l’opportunità di partecipare come docenti a un corso del Programma GOL (Garanzia Occupabilità dei Lavoratori), un’iniziativa nazionale promossa dal Ministero del Lavoro e attuata dalla Regione Abruzzo. Il corso si è svolto in tre edizioni consecutive presso la sede di Sintab a Sulmona.
L’iniziativa era rivolta a persone in fase di riqualificazione professionale, e il nostro modulo – intitolato “Addetto alle informazioni ambientali e sostenibilità” – faceva parte del Percorso 3 – Reskilling, dedicato a formare nuove competenze in ambiti strategici, come quello ambientale. I temi da affrontare ci sono stati forniti in un elenco predefinito; abbiamo scelto di dividerli in tre moduli collegati tra loro, attualizzandoli con dati e riferimenti aggiornati e orientandoli verso una lettura critica e utile del mondo del lavoro ambientale.
Ci siamo chiesti che senso avesse insegnare il concetto di sostenibilità senza legarlo alla sua applicazione concreta. Come si può parlare di gestione dei rifiuti, qualità delle acque o valutazioni ambientali senza considerare anche gli impatti sociali e le sfide della transizione ecologica?
Nel primo modulo abbiamo tracciato il quadro normativo e concettuale: perché esistono le leggi ambientali, come si sono evolute nel tempo, e quali sono i principi su cui oggi si fonda il concetto di sviluppo sostenibile.
A partire dal concetto di ecosistema abbiamo chiarito i fondamenti dell’ecologia, col fine di creare uno schema utile per orientarsi nel lessico ambientale. Abbiamo esplorato i livelli di organizzazione ecologica, parlando anche di specie endemiche, densità di popolazione e successioni ecologiche, concludendo con una riflessione sulla biodiversità come indicatore di stabilità e resilienza: non solo un valore estetico o simbolico, ma una vera e propria “assicurazione ecologica” contro i cambiamenti ambientali. Anche in questo caso, la teoria è stata accompagnata da esempi pratici e ragionamenti sulle implicazioni gestionali.
Ampio spazio è stato dedicato al concetto di carico ambientale come sintesi visiva e operativa di ciò che le attività umane impongono agli ecosistemi. È un termine tecnico, ma di uso sempre più comune, che ci aiuta a collegare fenomeni spesso affrontati in modo settoriale: consumo di risorse, emissioni, produzione di rifiuti, perdita di biodiversità. Sono stati anche analizzati gli indicatori di carico come impronta ecologica, impronta di carbonio e impronta idrica. Abbiamo mostrato come questi strumenti possono aiutare cittadini, imprese e amministrazioni a misurare il proprio impatto e a orientarsi verso scelte più sostenibili.
In questo contesto, strumenti come la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la Valutazione di Incidenza (Vinca) sono stati richiamati come presidi preventivi fondamentali, ma efficaci solo se accompagnati da una governance integrata e da un’educazione diffusa alla complessità ambientale.
Nel secondo modulo, il nostro punto di partenza è stato la chimica ambientale dei comparti suolo, acqua e aria. Abbiamo approfondito la composizione e le principali reazioni che avvengono in questi ambienti, con attenzione agli inquinanti, ai parametri di monitoraggio e ai meccanismi di contaminazione e autodepurazione. La descrizione di ogni comparto si è chiusa con una discussione sull’interconnessione tra le pressioni antropiche, gli impatti sugli ecosistemi e le risposte che come società siamo chiamati a elaborare.
Da qui ci siamo spostati verso la gestione dei rifiuti e l’economia circolare, affrontando in modo sistematico la classificazione dei rifiuti, le diverse modalità di smaltimento e le filiere del riciclo. Abbiamo discusso vantaggi, limiti e criticità dei modelli lineari rispetto a quelli circolari, ragionando su come valutare un processo produttivo lungo tutto il ciclo di vita, integrando criteri ambientali, sociali ed economici.
Un’altra sezione importante è stata quella dedicata alla biologia industriale e alle biotecnologie ambientali. Qui abbiamo visto come i microrganismi possano diventare alleati nei processi produttivi e nel trattamento di reflui e matrici contaminate. Abbiamo discusso anche temi emergenti come la carne coltivata, con i suoi potenziali vantaggi e le criticità ancora aperte in termini di accettazione sociale, sostenibilità e quadro normativo.
Nel terzo modulo abbiamo mostrato come strumenti di certificazione ambientale (ISO 14001, EMAS, Ecolabel) possano integrare la conformità normativa. Un’intera sezione è stata dedicata alla rendicontazione ESG (Environmental, Social, and Governance) e alla direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), che impone alle imprese una rendicontazione strutturata delle performance ambientali, sociali e gestionali.
Nelle ore finali ci siamo dedicati al grande tema della transizione ecologica, con un focus su efficienza energetica, fonti rinnovabili e strategie di decarbonizzazione. Abbiamo analizzato le normative europee e italiane, i meccanismi di incentivo e gli obblighi regionali per l’aumento della capacità installata da rinnovabili, discutendo in modo critico i ritardi, le barriere autorizzative e le strategie di pianificazione territoriale.
A unire tutti i moduli trattati è stata la Strategia 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il quadro globale definito dalle Nazioni Unite per affrontare le grandi sfide del nostro tempo. L’abbiamo adottata non solo come riferimento teorico, ma come chiave di lettura utile per orientare ogni argomento verso finalità concrete: la tutela della salute umana, la protezione della biodiversità, la sostenibilità dei sistemi produttivi e la giustizia sociale.
I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) hanno rappresentato il filo conduttore del corso. Abbiamo scelto di richiamarli e collegarli a ogni tematica affrontata, perché crediamo che un programma globale di tale portata – pensato per guidare governi, imprese e cittadini verso un modello di sviluppo equo e duraturo – debba rappresentare una chiave interpretativa trasversale.
Tutti i temi trattati sono stati messi in relazione con l’essere umano, per evidenziare che le politiche ambientali servono prima di tutto a rendere le nostre attività compatibili con i limiti del pianeta. Il nostro impatto modifica ecosistemi e cicli naturali, e le leggi ambientali esistono perché è l’uomo ad avere bisogno della natura, non il contrario; garantire la sostenibilità significa garantire le condizioni per la nostra stessa sopravvivenza.
Questa esperienza è stata innanzi tutto un’occasione di sintesi e di consolidamento. Riorganizzare contenuti, aggiornarli, spiegarli in modo chiaro a persone con background molto diversi ci ha spinto a rendere ogni tema comprensibile e applicabile.
Non è un segreto che molti partecipanti a questi corsi vi prendano parte più per obbligo che per reale scelta. Questo inizialmente può far pensare a una partecipazione passiva, e forse anche la scelta del tema ambientale risente della sua attualità più che di un reale intento professionalizzante.
Di fronte a un programma molto vasto e a un’aula eterogenea per età, esperienze e percorsi, abbiamo scelto un approccio più divulgativo che tecnico, puntando a stimolare curiosità e consapevolezza più che trasferire competenze specifiche. Crediamo che questa sia stata la chiave giusta, anche grazie al confronto aperto che si è creato.
Abbiamo cercato di offrire strumenti per decifrare le politiche ambientali, e mostrare come la sostenibilità, al di là della retorica, non sia uno slogan, ma un principio essenziale per la nostra stessa sopravvivenza. Le politiche ambientali non costituiscono un settore isolato, ma si intrecciano sempre più con tutte le dimensioni della vita pubblica e privata (economia, lavoro, salute, mobilità, consumo) e essere informati non è solo una possibilità, ma un diritto e una responsabilità.
Condividiamo questa esperienza sul nostro blog perché crediamo che ogni occasione formativa, se vissuta con senso critico e competenza, possa diventare un’occasione per rafforzare la consapevolezza ambientale: la transizione ecologica è prima di tutto una transizione culturale.